Il basalioma

Tumori della pelle: basalioma

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A cura del Dott. Marco Pedrazzoli - Chirurgo maxillo facciale - Milano

TI E’ STATO DIAGNOSTICATO UN BASALIOMA?

Che fare?

Il basalioma, o carcinoma basocellulare, è il più frequente tumore della pelle.

Abbiamo già analizzato in altre pagine di questo sito da un punto di vista clinico quali siano le caratteristiche principali di questa malattia e i tipi principali di basalioma che possono colpire le persone.

Per conoscere meglio il basalioma rimando il link alla pagina dove mi occupo della patologia.

L’obiettivo di questa pagina è invece fare chiarezza su cosa succede una volta che hai scoperto di avere un basalioma.

Se mi hanno disgnosticato un basalioma mi devo spaventare?

Innanzitutto è opportuno ricordare sempre che il basalioma, pur essendo tecnicamente “un tumore maligno”, non rappresenta quasi mai un pericolo per la nostra vita.

Non mi stanco mai di ripetere ai miei pazienti questa cosa perché troppo spesso mi è capitato di ricevere in studio persone spaventatissime per disinformazioni ricevute da altri colleghi o per colpa di fake news ritrovate in rete.

Il basalioma è infatti un tumore non dotato di capacità di creare metastasi a distanza e presenta quasi sempre una lentissima crescita.

Perché intervenire subito?

È però importante non sottovalutarlo ed evitare di rimandarne il trattamento in quanto il basalioma può, in maniera del tutto inaspettata, modificare la sua velocità di crescita e raddoppiare in pochi mesi o addirittura settimane le sue dimensioni.

Soprattutto in zone del corpo particolarmente delicate per l’alta valenza estetica, come sul viso, e in particolare a livello delle palpebre e del naso, andare dal chirurgo prima possibile significa minimizzare il disagio legato all’intervento e ridurre al massimo i reliquati estetici legati all’asportazione del basalioma.

Non è la stessa cosa infatti sottoporsi all’asportazione di un basalioma di pochi millimetri sulla guancia o di una lesione nodulare di diversi centimetri localizzata al naso.

Nella mia esperienza alla base della decisione di non recarsi dal chirurgo, nonostante una diagnosi di basalioma, per affrontare il problema, sta spesso la paura o l’incertezza di quello cui si va incontro.

Non fare anche tu questo errore

Faccio presente che mi capita quasi quotidianamente di vedere persone con basalioma che giungono da me purtroppo dopo aver tentato di tutto prima di aver preso la decisione di rivolgersi a un chirurgo.

Accade che anche situazioni originariamente semplici diventano complesse, perché molte terapie topiche nascondono il basalioma, rendendo difficile capirne i margini rendendolo indistinguibile dalla pelle sana circostante.

Ecco quindi il significato di questa pagina di approfondimento sul basalioma in cui cerco di descrivere al meglio cosa deve aspettarti se decidi di avvalerti delle mie cure, proprio per non averne paura.

Qual è la terapia per il basalioma?

Non esiste un basalioma che non possa essere guarito chirurgicamente, qualunque siano le sue dimensioni e la sua sede.

Ovviamente situazioni di malattia avanzata in sedi particolarmente delicate rappresentano una sfida crescente per il chirurgo e anche l’intervento chirurgico sarà più impegnativo per il paziente, ma le moderne tecniche di chirurgia plastica consentono di trattare con risultati estremamente convincenti anche da un punto di vista estetico la maggior parte dei casi.

Terapie alternative, come la radioterapia, la terapia fotodinamica e anche le più moderne terapie mediche antineoplastiche vanno riservate solo a casi particolari, nei rari pazienti in cui la terapia chirurgica non rappresenta una opzione per le scadenti condizioni di salute o per le situazioni localmente estremamente avanzate.

Come effettuo la diagnosi

Molto probabilmente se ti rivolgi a me per l’asportazione di un basalioma è perché sei già stato valutato precedentemente da un collega dermatologo che ha posto il sospetto della diagnosi.

È infatti sempre indispensabile che vi sia stata l’attenta valutazione da parte di un collega specialista in dermatologia prima di procedere all’asportazione di una lesione cutanea.

Ricordo sempre come l’unico strumento di diagnosi certa al 100% sia però l’esame istologico della lesione stessa.

Normalmente propongo di effettuare una piccola biopsia incisionale prima dell’intervento chirurgico di asportazione del basalioma per avere la certezza della diagnosi solo in alcuni casi:

I tempi dell’intervento

Nei casi delle lesioni cutanee piccole, nei pazienti non compromessi da un punto di vista generale, se lo desideri è possibile procedere direttamente al trattamento chirurgico del basalioma il giorno della visita, per consentirti di risolvere immediatamente il problema.

Nei casi di basaliomi più estesi, quando l’asportazione e soprattutto la ricostruzione del difetto si presentano complesse, trovo più corretto fornire al paziente ogni spiegazione riguardo al trattamento che ritengo opportuno proporre e programmare il trattamento in un secondo momento, anche per dare al paziente la possibilità di riflettere sulla propria situazione, una volta informato, e il tempo di essere veramente consapevole di quello che deve affrontare.

Parlerò più avanti di queste situazioni complesse.

Come avviene l’intervento chirurgico di asportazione del basalioma?

Il giorno dell’intervento ti viene chiesto di non truccarti, mentre non è quasi mai indicata una profilassi antibiotica, tranne in alcuni pazienti affetti da malattie che possono aumentare il rischio di infezioni come il diabete e quando si prevede una ricostruzione complessa affidata a lembi locali o innesti.

L’intervento chirurgico non è assolutamente doloroso e questa, amo ripeterlo, è la vera promessa che posso fare al 100% ai miei pazienti.

Questo accade perché viene praticata una anestesia locale e in molti casi viene anche utilizzata una crema anestetica, posizionata 30 minuti prima della procedura, che serve a non percepire neppure il fastidio dell’ago sottile usato per praticare l’anestesia.

Quando è possibile, prediligo utilizzare una miscela di anestetico locale e vasocostrittore, per ridurre il rischio di sanguinamento intra e post operatorio e per far durare più a lungo l’effetto antidolorifico.

Al termine dell’intervento chirurgico viene posizionata una medicazione semplice e viene somministrato un farmaco antidolorifico per dare già una copertura prima della fine dell’effetto dell’anestesia.

Solitamente il decorso post operatorio non è gravato da dolori particolari, fatta eccezione per un bruciore locale di modesta entità che può durare alcuni giorni, controllabile facilmente con farmaci antidolorifici antiinfiammatori da banco.

È invece possibile osservare edema di grado variabile a seconda della sede e dell’entità dell’intervento praticato.

Cosa succede dopo l’intervento?

Dopo circa una settimana si effettua il primo controllo clinico per la rimozione dei punti di sutura e per la consegna dell’esame istopatologico.

Questo è un momento fondamentale dell’intero processo di presa in carico del paziente.

È solo adesso infatti che il chirurgo può trarre le considerazioni conclusive circa la natura della lesione asportata e valutare la radicalità del trattamento stesso.

Sulla base del risultato dell’esame istologico viene infatti impostato il corretto follow-up medico (affidato ancora una volta al proprio dermatologo di fiducia) del basalioma o viene, nel caso di criticità di un margine, proposto un trattamento di radicalizzazione del basalioma.

Successivi controlli clinici chirurgici sono previsti solo in situazioni particolari quando il tipo di ricostruzione necessita di diverse medicazioni post-operatorie.

Che fare quando il caso è complesso?

Mi soffermo ora su alcune condizioni cliniche particolari in cui il tipo di trattamento è differente.

Voglio parlare di quelle situazioni difficili in cui mi trovo di fronte a basaliomi di notevoli dimensioni o con caratteristiche sfavorevoli (basaliomi multicentrici, margini sfumati etc., storia di pregresse asportazioni non radicali).

Procedere direttamente ad una asportazione e ricostruzione non è in questi casi prudente, anche se solo raramente si rende necessario effettuare la microchirurgia sec. Mohs.

Che cos’è la chirurgia di Mohs?

La tecnica di Mohs, molto schematicamente, è quella metodica in base alla quale il chirurgo effettua l’esame intraoperatorio di ogni porzione di tessuto rimosso, che consente di effettuare la diagnosi della lesione e di mapparla, valutandone la radicalità dei margini e procedendo, se necessario, a progressivi allargamenti nel corso dell’intervento chirurgico.

In casi selezionati è possibile invece eseguire l’esame estemporaneo intraoperatorio sui margini della asportazione, in corrispondenza di zone dubbie per avere maggiori garanzie di radicalità.

Ci sono tuttavia dei casi in cui il basalioma presenta dimensioni o caratteristiche cliniche tali da non poter garantire con ragionevole certezza al paziente di essere radicali, ovvero di avere asportato completamente il basalioma, nemmeno sottoponendolo all’analisi dei margini di resezione con l’esame estemporaneo.

Questo si può verificare in realtà anche nei casi in cui sottoponiamo il paziente alla chirurgia di Mohs.

In tutti questi casi preferisco affrontare il problema in due tempi chirurgici:

un primo intervento è rappresentato dalla asportazione della lesione. La ferita viene coperta con una medicazione speciale che resta in sede per circa 5-7 giorni.

Solo quando è disponibile il referto istologico definitivo che dà la certezza della radicalità, procedo con la ricostruzione del difetto chirurgico con un secondo intervento.

Questo piccolo disagio è però giustificato dalla certezza assoluta che si ha in tal modo di ricostruire il difetto utilizzando porzioni di tessuto vicino (lembi locali) o innesti lavorando su un campo oncologicamente pulito, sicuramente sano, senza paura di coprire e nascondere cellule tumorali residue che poi si ripresenteranno sotto forma di recidive multiple locali a distanza di tempo.

Un caso emblematico

Per spiegare meglio perché può essere necessaria questa procedura, mostro il caso clinico di una paziente, reduce da una chirurgia di Mohs eseguita da un collega con mancanza di radicalità sui margini dell’asportazione del basalioma al naso.

Immagine preoperatoria del basalioma dell’ala nasale non radicale:

Basalioma naso

 

In questo caso ho preferito asportare la lesione, attendere qualche giorno il risultato dell’esame istologico e procedere alla ricostruzione, che, in questo contesto, è stata affidata a un lembo interpolato nasogenieno.

ATTENZIONE!
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DI UN INTERVENTO CHIRURGICO

Difetto chirurgico prima della ricostruzione, con esame istologico radicale.

Progettazione del lembo nasogenieno interpolato: clicca qui

 

Il risultato, a distanza di tempo è di assenza di recidiva oltre a una cicatrice praticamente invisibile nonostante l’importanza dell’intervento eseguito.

Immagine postoperatoria a 1 anno dall’intervento chirurgico:

Basalioma naso interpolato - Post operazione

 

L’obiettivo del trattamento chirurgico del basalioma è infatti in primo luogo quello di rimuovere la lesione in maniera completa, ottenendo quindi dei margini sani liberi attorno al basalioma asportato e profondamente ad esso.

Nella maggior parte dei casi, però, quando il basalioma è diagnosticato in fase precoce ed è di piccole dimensioni, è possibile effettuare la chiusura del difetto chirurgico direttamente, avvicinando cioè i margini della ferita.

Troppo spesso alla base di pregressi insuccessi...

Osservo sempre più frequentemente casi di pazienti che si rivolgono a me dopo pregressi insuccessi, con alle spalle storie di numerose asportazioni mai radicali.

Un caso semplice si può trasformare così in vero un incubo per il paziente.

Alla base di queste situazioni quasi sempre sta l’incapacità di chi opera di ricostruire correttamente il difetto chirurgico lasciato, limitando così, per paura, l’entità del suo intervento nella fase demolitiva.

Non essendo cioè certo di essere in grado di chiudere la ferita al termine dell’intervento, il chirurgo procede con una asportazione di minima, non lasciando margini di tessuto sano adeguati attorno al basalioma.

In alcuni casi è invece necessario avvalersi di strumenti tecnici raffinati presi in prestito dalla chirurgia plastica per sfruttare la mobilità di porzioni di tessuto adiacenti a quella dove c’era il basalioma e ottenere una chiusura del difetto senza causare deformità o asimmetrie.

Si tratta di strumenti che un chirurgo che si occupa di di chirurgia cutanea dovrebbe sempre possedere.
Ecco un esempio per un grosso basalioma della tempia.

Immagine preoperatoria di un voluminoso basalioma della tempia destra:

Basalioma tempia - Pre intervento

 

Disegno preoperatorio della demolizione e della ricostruzione affidata ad un lembo di scorrimento:

Basalioma tempia - progetto intervento

 

Attenzione
ATTENZIONE!
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DI UN INTERVENTO CHIRURGICO:

Immagine intraoperatoria del lembo locale allestito: clicca qui
Immagine delal sutura al termine dell’intervento: clicca qui

Immagine postoperatoria a 6 mesi dall’intervento chirurgico:

Basalioma tempia - post operazione

 

In altri casi ancora può essere indicato affidare la ricostruzione a un innesto cutaneo, cioè ad una porzione di cute, prelevata anche a distanza dalla sede del basalioma asportato, che viene posizionata a coprire il difetto creato.

Tutte queste considerazioni su diagnosi, modalità di asportazione chirurgica e tutte le opzioni ricostruttive disponibili sono oggetto di valutazione caso per caso durante la prima visita.

 

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